Fu durante il crollo del vecchio mondo al di là dei vetri
che si ritrovarono a contemplare la stanza in cui si erano rifugiati.
A volte nella luce dorata dei pomeriggi di primavera,
altre volte nelle notti fredde, coi lampioni sospesi nel nulla, in lenta processione verso la cima della collina
Bella e eterna, senza tempo e per questo adatta al loro, di tempo, invero orfano di un’epoca, la stanza racchiudeva i vivi e i morti, i ricordi e le speranze, la rabbia antica e la felicità recente.
E come i grandi alberi fuori dalla finestra, lungo i binari del tram, custodiva in sé quel dono raro che si presenta a volte nei panni del senso della vita, così come sembra apparisse
prima della leggendaria caduta delle mura di Roma.
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L'arte non è una merce
Urania
La luce dei lampioni
spacca in due l’oscurità
piccole questioni
prima di un conflitto generale
Va male quel che mangi
e pure quello che ascolti
eppure lo sapevi
che l’intestino non è fatto per pensare
i maledetti interpreti del tempo
hanno perso il tram
per ritornare indietro al futuro
come dei veri McFly
e aspettano il secondo
seduti sui binari
della stazione galattica
al centro del tumore
la destinazione era un posto chiamato Urania
prima della caduta delle mura di Roma
E ora il vento soffia dal mare
teso come una bestemmia
le impenetrabili balistiche del bene
tremano sulle finestre
So bene quel che senti
perché lo sento anch’io
per rincontrarsi in tutte le vite
come ti ho incontrata già
per poi invecchiare insieme tra i monti di Urania
fino alla fine del tempo e della memoria
Gianluca Bernardo, Primavera 2016
La stanza di Franco
Dentro l’ampolla la stanza
È cristallizzata a cento anni fa
C’entrano appena i bisogni
un grumo di sogni
E il respiro del vento
però quando viene la sera e il rosso si schiude
Sulla città
E monta la rabbia antica
che ancora una volta mi porta da te
E dalla finestra mi chiedo
su quale pianeta dirotterei il tram
forse in un posto più umano
Un bosco lontano ai confini del tempo
Forse la casa di Hilde
La stanza Franco
il palazzo d’inverno
i prati in cui non c’eri
le storie di ieri
l’eterno ritorno
E adesso che non ti ricordi
Quant’è che stavo lontano
La scintillante distanza
tra la punta del cuore e la mano
gli eroi venduti ai nemici
e i patiboli truccati
e la strada come compagna
senza arrendersi mai
Automazione e disastro
La luna spaccata, le case sui monti
Scendono controcorrente
Verso le valli infestate dall’uomo
Ma noi già saremo lontani
Sopra vascelli armati di idee
Senza guardarci più indietro
Come i bastardi, come gli eroi
E adesso che non ti ricordi
Quant’è che stavo lontano
La scintillante distanza
tra la punta del cuore e la mano
gli eroi venduti ai nemici
e i patiboli truccati
e la strada come compagna
senza arrendersi mai
Gianluca Bernardo, Primavera 2015
I partigiani
Come l’amore per gli alberi
e l’odio ai padroni
eri qui prima di me
al tempo del sempre
e adesso che il mondo va in pezzi
alla fermata del tram
tra le montagne ed i libri
partigiani del tempo
e dentro lo specchio
è lei che mi guarda e mi parla di me
e non mi fa stare, la notte mi cerca
ai confini del sogno
Pagare la Libertà
tutta e cara
dai nostri soffitti più alti
a picco sul vero
e adesso che le unghie trattengono
i ricordi e il salario
e l’innocenza trascorre
sotto ai ponti del porto
E ancora ricordo le navi del tempo
ancorate sul petto
Tra le galassie, le stelle di ferro
e i fuochi d’estate
Gianluca Bernardo, Primavera 2015
DerWald – Volume3
February 2019
DerWald
Gianluca Bernardo
Giovanni Compagnone
Davide Garbini
Claudio Mancini
Urania
Estelle Rouge: voice and French translation
Mix and mastering
Riccardo Toni @Native Tunes Studio
Artwork
donostia.it
ph. donostia.it / somewhere in East Germany, 2017 (thanks to Eva)
Download Volume3
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